A Palazzo Strozzi dal 7 ottobre 2023
Palazzo Strozzi presenta Anish Kapoor, Untrue Unreal. Una grande mostra curata da Arturo Galansino, direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi.
Untrue Unreal, è la nuova grande mostra a cura di Arturo Galansino, che dal 7 ottobre al 4 febbraio porta a Firenze il grande artista che ha rivoluzionato l’arte contemporanea.
Un percorso che mette in contrasto gli ambienti intimi e architettonicamente armoniosi di Palazzo Strozzi con le sculture e le pitture dell’artista. Opere storiche e recenti creano un percorso che diviene un’occasione per entrare in contatto diretto con l’arte di Anish Kapoor nella sua versatilità, discordanza ed entropia.
Un incontro tra irreale (unreal) e inverosimile (untrue), ci troviamo di fronte a un universo in cui i confini tra vero e falso si dissolvono. Il visitatore mette in discussione i propri sensi. Il colore diviene un fenomeno immersivo con un proprio volume, spaziale e illusorio.
Arturo Galansino su Anish Kapoor
“Anish Kapoor – spiega Arturo Galansino, direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi e curatore della mostra – ha lavorato a Palazzo Strozzi realizzando un progetto espositivo totalmente nuovo. Sulla scia della nostra serie di esposizioni dedicate ai maggiori protagonisti dell’arte contemporanea, Kapoor si è confrontato con l’architettura rinascimentale. Il risultato è totalmente originale, quasi una sorta di contrapposizione dialettica, dove simmetria, armonia e rigore sono messi in discussione e i confini tra materiale e immateriale si dissolvono”.
Il Percorso della Mostra Anish Kapoor: Untrue Unreal
Non appena si accede al Piano Nobile ci troviamo di fronte all’iconica Svayambhu (2007). Opera il cui titolo deriva dal sanscrito, che definisce ciò che si genera autonomamente, “sorto da sé” creato senza l’intervento dell’uomo.
Un monumentale blocco di cera rossa che si muove – su rotaie in un percorso di quasi venti metri – lentamente, impiega circa un’ora, tra le due sale di Palazzo Strozzi. La cera rossa lascia traccia del proprio passaggio, una metafora di nascita, ma che al contempo evoca immagini di morte e di violenza. L’opera dialoga con Endless Column (Colonna infinita, 1992), un omaggio all’omonima scultura di Constantin Brâncuși. Un’ opera che gioca con l’architettura e lo spazio.
La ricerca di Kapoor è caratterizzata da alcuni temi ricorrenti: La carne, il sangue, il corpo e la materia organica. L’artista ha scelto di dedicare un’intera sala al confronto con ciò che appare come un’intimità sventrata e devastata in una dimensione entropica e abietta del corpo. All’ acciaio e alla resina di A Blackish Fluid Excavation (Scavo con fluido nerastro, 2018) sono affidati i ricordi di un incavo uterino contorto che attraversa lo spazio e i sensi dello spettatore.
Alle pareti Anish Kapoor ha scelto di appendere una fusione fra pittura e silicone dando origine a forme fluide simili a masse viscerali. Le opere sembrano pulsare di vita propria. Si ha come l’impressione che stiano generando un movimento una trasformazione, una sensualità tattile, morbidezza e solidità, linearità e organicità.
Proseguendo la visita si incontra la sala con le opere specchianti: Vertigo (Vertigine, 2006), Mirror (Specchio, 2018) e Newborn (Neonato, 2019). Il confine e la dualità tra soggetto e oggetto sono i temi centrali. Le riflessioni invertite e deformate permettono di far entrare in una dimensione illusoria e surreale. Queste opere deformano, invertono, ingrandiscono, multiplicano e allungano destabilizzando la realtà e attirando lo spettatore in uno spazio indefinito.
La mostra si conclude con Angel (Angelo, 1990), grandi pietre di ardesia ricoperte da strati di pigmento blu intenso. I pesanti massi sembrano trasformarsi in pezzi di cielo, trasfigurando l’idea di purezza in un elemento fisico.
Un percorso espositivo in cui la comune percezione della realtà viene negata o trasformata. Veniamo invitati ad esplorare un mondo in cui i confini tra vero e falso perdono la loro essenza, lasciando spazio alla dimensione dell’impossibile.
Anish Kapoor con le sue opere unisce spazi vuoti e pieni, superfici assorbenti e riflettenti. Le sue opere suscitano stupore e inquietudine, ogni certezza viene messa in discussione e siamo sollecitati ad accogliere la difficoltà.