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Il Suicidio nell’Arte attraverso i Secoli: Il Silenzio del Dolore

suicìdio s. m. [voce formata sull’analogia di omicidio, col lat. sui e -cidio: v. suicida]. – 1. Il fatto, l’atto di togliersi deliberatamente la vita.

Il suicidio è il più estremo tra i gesti autolesionisti ed è avversato da quasi tutte le religioni.

spesso chi rinuncia alla vita protesta proprio contro l’impossibilità di essere felice e contro la vita stessa.
Esso viene condannato come trasgressione verso se stessi e verso Dio, oppure esaltato come manifestazione della libertà umana. Definito un atto di viltà da Aristotele il suicidio è accettato però dallo stoicismo che in presenza di determinate condizioni lo giudica persino un’azione naturale. Un atto di viltà; Fichte a questo proposito osservava che esso può essere considerato ugualmente come un atto di coraggio. Se difatti al suicida manca il coraggio di “sopportare una vita divenuta insopportabile”, il suicidio compiuto con fredda meditazione e’ l’espressione del dominio della ragione sulla natura.

Morte di Cleopatra di Guido Cagnacci

Guido Cagnacci – La morte di Cleopatra

Il tema diviene oggetto di rappresentazione artistica soprattutto tra il 18º e il 19º sec., grazie all’influenza simbolista e Romantica. Lo possiamo vedere nella Morte di Cleopatra di Guido Cagnacci in cui la giovane regina d’Egitto si procura la morte per evitare di finire prigioniera di Ottaviano successore di Cesare.

Il dolore per la dipartita della regina è testimoniato dal pianto delle serve, che il pittore ha raffigurato replicando più volte la solita modella.

Ofelia, di John Everett Millais

John Everett Millais – Ofelia

Altro esempio interessante che riscosse grande successo, è il famosissimo dipinto presentato da John Everett Millais alla Royal Academy di Londra nel 1852 rappresentante Ofelia. Vi sono riferimenti simbolici alla morte e alla vanitas come: il papavero e le olmarie appassite; mentre il salice, l’ortica e la margherita citati, nel testo di Shakespeare, sono associati all’amore abbandonato, al dolore e all’innocenza.

Il suicidio di Dotorthy Hale, di Frida Kahlo

Frida Kahlo ci mostra un’interpretazione più cruda e reale, nel dipinto Il suicidio di Dotorthy Hale commissionatole da Clare Booth Luce, amica della defunta, la pittrice messicana rappresenta la scena come un ex voto visualizzando l’intera dinamica del suicidio.

Il dipinto si divide fondamentalmente in due parti: la prima è la decisione del salto, la seconda è la morte. Sconcertante è che proprio i rivoli di sangue che fuoriescono dell’orecchio della suicida vanno a ricoprire la cornice conferendo all’immagine un forte impatto realistico.

Bibidibobidiboo di Cattelan, il suicidio dello scoiattolo

Cattelan – Bibidibobidiboo

Infine, non meno importante vi è Maurizio Cattelan con bibidibobidiboo ovvero un’alienazione contemporanea in cui uno scoiattolo, inserito in un contesto umano (vi è uno scaldabagno – lavandino-tavolo) si è appena tolto la vita: con la testa riversa sul tavolo e l’arma del suicidio abbandonata sul pavimento.

Ci comunica una disillusione ed una critica ironica nei confronti del mondo magico disneiano (vedi titolo). È forse il declino di una vita che avrebbe voluto altro per sè, oppure è la fine di amore? L’unica certezza è che in questo caso nessuna formula magica ha potuto sovvertire l’infausto destino a cui lo scoiattolo è stato condannato. Bidibidobidiboo è lo sgretolamento del sogno di una vita che non ha più nessun incantesimo. È disincanto.

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Giulia Bertuccelli: Storica dell’arte laureata all’Università di Pisa. Affianca per un anno una ditta privata di restauro (tirocinio- Ditta Restauro Garosi, Firenze) poi si forma professionalmente come assistente di galleria, trasferendosi in un secondo momento a Barcellona e lavorando per Espronceda Institute of Art and Culture. Fondatrice del blog Mag Arte, sogna l'estinzione dell' ignoranza. Ama leggere disegnare e scrivere poesie. Ha un forte senso del dovrei e dimostra meno danni di quelli che ha.

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