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La controversia del David di Michelangelo: tutela dell’immagine o sfruttamento economico?

L’iconica statua del David di Michelangelo, custodita presso la Galleria dell’Accademia di Firenze di cui vi abbiamo parlato qualche giorno fa, non si può usare senza autorizzazione. La famosa scultura è un bene collettivo che va tutelato e disciplinato. Questo è il parere del tribunale di Firenze che ha riconosciuto l’esistenza del diritto all’immagine dei beni culturali.

A poche settimane dal caso veneziano, molto simile, che vede protagonista L’uomo vitruviano di Leonardo da Vincicon le Gallerie dell’Accademia di Venezia contro Ravensburger per l’uso non autorizzato (e ovviamente non pagato) dell’opera leonardesca per i famosi puzzle.

Lo sfruttamento dell’immagine del David di Michelangelo in tribunale

In questo caso la protagonista della vicenda è una nota casa editrice che, non avendo ottenuto la concessione all’utilizzo dell’immagine del David di Michelangelo e senza alcun pagamento, ha pubblicato sulla copertina della propria rivista la famosa scultura michelangiolesca – la sentenza dice – “con la tecnica lenticolare ha insidiosamente e maliziosamente accostato l’immagine del David di Michelangelo a quella di un modello, così svilendo, offuscando, mortificando umiliando l’alto valore simbolico e identitario dell’opera d’arte e asservendo la stessa a finalità pubblicitarie e di promozione editoriale”.

Il David di Michelangelo, Galleria dell’Accademia, Firenze

L’editore senza autorizzazione per l’uso dell’immagine

Secondo il tribunale, l’editore, non solo non ha chiesto il consenso per l’utilizzo dell’immagine, ma ha l’aggravante di aver “dolosamente impedito” al ministero di valutare la compatibilità tra l’uso dell’immagine del David e la destinazione culturale della stessa”.

Secondo il giudice, la società ha, quindi, “dolosamente utilizzato l’immagine del David di Michelangelo con la cartotecnica lenticolare” nonostante la direttrice della Galleria dell’Accademia di Firenze avesse negato l’autorizzazione perché quella tecnica “alterava l’immagine del bene culturale”. L’editore è stato condannato dal giudice ad un risarcimento di di 50 mila euro per danni patrimoniali e non patrimoniali al Ministero per i Beni e Attività Culturali.

Non è la prima volta che il David di Michelangelo si trova in mezzo a problemi di tutela dell’immagine

Il David di Michelangelo, poverino, non è nuovo a queste cause storiche. Al 2017 risale la prima ordinanza cautelare, quando il Tribunale di Firenze, tutelò l’immagine del David limitandone l’uso illecito a fini commerciali. Per la prima volta si afferma l’esistenza del diritto di immagine dei beni culturali “espressione del diritto costituzionale all’identità collettiva dei cittadini che si riconoscono nella medesima Nazione”.

Stiamo tutelando l’immagine del David di Michelangelo o lo sfruttiamo economicamente?

Siamo sicuri che questa sentenza sia davvero una tutela per il nostro patrimonio culturale o siamo di fronte ad un escamotage per poter sfruttare i diritti d’immagine?
Quanto possono fruttare in termini economici le immagini del David di Michelangelo? Ma soprattutto quale potrebbe essere il limite? E se a superarlo è lo Stato (come il pessimo esempio della Venere con Open to Meraviglia)? 

Il David di Michelangelo, Galleria dell’Accademia, Firenze

L’opera lirica e la letteratura non sono tutelate?

È chiaro che il problema non è culturale ma commerciale, una domanda mi sorge spontanea perché l’opera lirica e la letteratura non sono tutelate e non serve alcuna autorizzazione?

La nuova sentenza del Tribunale di Firenze sembra accentuare questo strabismo italiano, che si incista su uno strabismo di più antica data che scinde quasi fossero due entità diverse bene culturale materiale e immateriale.

Se il problema è la “espressione del diritto costituzionale all’identità collettiva dei cittadini che si riconoscono nella medesima Nazione”, l’autorizzazione non dovrebbe riguardare allora, ad esempio, anche l’opera lirica e la letteratura?

Categories: Opere Temi
Chiara Martine Menchetti: Storica dell’arte specializzata in iconografia e iconologia con una specializzazione in Storia dell’arte all’università di Pisa. Si forma professionalmente prima come assistente di galleria, Barbara Paci, poi come Direttrice della Galleria Vecchiato Arte. Dal 2019 collabora per Art-Test, società di studi e analisi diagnostiche, per attribuzioni e autenticazioni. Fondatrice del blog Mag Arte, vive di arte e di mare. Ma il suo vero sogno sarebbe stato fare la cantante, cabarettista e ballerina.

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