Properzia De’ Rossi, scultrice bolognese. Libera, intraprendente, forte ed orgogliosa e indubbiamente trasgressiva. Talento indiscusso, si ritagliò un ruolo di prim’ordine nella Bologna del primo Cinquecento. Il buon vecchio Vasari, che certo non era di facili complimenti, definì il suo ingegno “capriccioso e destrissimo”.
Properzia De’ Rossi, la prima scultrice conosciuta
È proprio Properzia la prima scultrice di cui si ha notizia. Una storia pazzesca, la sua, donna che si cimenta nell’arte della scultura, nel Cinquecento, immaginate lo sconcerto. Vi ricordo che era un mestiere riservato ai soli uomini. Ha sfidato le convenzioni della società, infastidendo, a detta di Vasari, i colleghi maschietti.
Non sappiamo molto sulla vita di Properzia e della sua formazione, poche sono le fonti. Cominciò a lavorare nel cantiere di San Petronio nella città emiliana, nel 1525, al fianco di alcuni dei più importanti artisti del tempo, come Alfonso Lombardi, Amico Aspertini, Niccolò Tribolo e molti altri.
Le opere di Properzia de’ Rossi
Le opere riferibili a Properzia de’ Rossi con certezza sono pochissime: solo tre. Giorgio Vasari ci tramanda l’immagine di una donna forte, sicura delle proprie capacità, intraprendente e indipendente. È tra le donne che non si vergognarono di lavorare nelle “cose mecaniche”. Lo storiografo la descrive come “giovane virtuosa, non solamente nelle cose di casa, come l’altre, ma in infinite scienze che non che le donne, ma tutti gli uomini gl’ebbero invidia”, ma anche come donna “del corpo bellissima”, che “sonò e cantò ne’ suoi tempi meglio che femmina della sua città”. Pare che Properzia avesse dimostrato il proprio sapere dilettandosi a intagliare noccioli di pesche, arrivando fino a creare una Passione di Cristo, un insolito quanto stravagante materiale. Un racconto di Vasari, di cui non si ha certezza, ma che sicuramente arricchisce di fascino l’artista.
L’incontro con Giorgio Vasari
È probabile che Vasari abbia conosciuto la scultrice di persona, e che di fronte a così tanto fascino e stravaganza ne sia rimasto positivamente colpito. Come biasimarlo! La vita di una scultrice donna nel Cinquecento non era per niente semplice. Secondo il racconto di Vasari, sappiamo che subì anche una sorta di mobbing da Amico Aspertini, dal momento che, l’artista rivale, era molto invidioso di lei, avrebbe messo in giro cattive voci sul suo conto, col risultato che gli operai pagarono “un vilissimo prezzo” i suoi lavori. Infatti Properzia de’ Rossi, iniziò la sua attività nel cantiere di San Petronio, ci sono fonti che certificano l’inizio dei pagamenti a partire dal 1525, ed eseguì un ritratto in marmo di Guido Pepoli.
Il ritratto in marmo al Museo di San Petronio è di Properzia?
Nel Museo di San Petronio si conserva in effetti un ritratto in marmo, ma l’attribuzione a Properzia non è certa, soprattutto per la difficile identificazione del personaggio raffigurato. L’artista lavorò nel cantiere fino al 1526, ultima notizia riportata dalle fonti, il suo potrebbe esser stato un allontanamento volontario dal cantiere, in quanto non molto soddisfatta.
Sono solo tre le opere che si possono riferire con una certa sicurezza a Properzia de’ Rossi, la prima è una formella con Giuseppe e la moglie di Putifarre.
È probabile una raffigurazione delle proprie vicende personali (un amore non corrisposto): un’interpretazione tutta femminile dell’episodio biblico, in cui il principale protagonista non è Giuseppe, ma al contrario la moglie di Putifarre. Una figura femminile costruita secondo modelli michelangioleschi.
La seconda opera, l’accusa mossa dalla moglie di Putifarre a Giuseppe, è riferibile allo stesso incarico, inizialmente venne attribuita ad Amico Aspertini solo in un secondo momento fu assegnata a Properzia de’ Rossi.
La terza di Properzia de’ Rossi è un insolito lavoro di oreficeria: si tratta dello stemma della famiglia Grassi, un’opera in filigrana d’argento, cristallo di rocca e legno di bosso (un legno che si adatta a lavori di questo genere proprio per la sua durezza), nel quale sono incastonati dodici noccioli d’albicocca intagliati, con figure di santi. Proprio la bizzarria dell’opera ha spinto la critica a pensare che l’autrice fosse proprio Properzia. Memore del racconto di Vasari circa la grande destrezza dell’artista in quest’arte non convenzionale.
Le ultime notizie della scultrice si riferiscono alla parte finale della sua vita: nell’aprile del 1529 una fonte racconta che è ricoverata all’ospedale di San Giobbe, malata.