Il comune di Venezia vuole vendere la “Giuditta II” di Gustave Klimt per non perdere i fondi del PNRR per costruire un nuovo palazzetto dello sport.
Battuta o triste verità?
In questi giorni mi è capitato di leggere che Venezia vuole vendere un’opera di Gustave Klimt, il celebre pittore austriaco, per costruire un palazzetto dello sport, ed è polemica. A quanto pare la proposta sembra non essere nuova.
Alcuni giorni giorni sono uscite due notizie sconcertanti: la prima ha a che fare con la contestazione del “Bosco dello Sport” da parte della Commissione Europea. A quanto pare sempre essere inadeguata, tanto da aver congelato la terza tranche di fondi destinati all’Italia. La seconda, è la conseguenza della prima, riguarda la vendita della Giuditta II l’opera di Klimt, che potrebbe servire a colmare il vuoto colmato dal mancato finanziamento.
Una proposta “declassata” in boutade, che ciclicamente viene riproposta come una sorta di risanamento economico.
A Venezia meglio un palazzetto dello sport che la Giuditta II di Klimt?
Sicuramente, la vendita di un dipinto tanto prestigioso frutterebbe cifre da capogiro. Ma è indubbio che che i contro sarebbero davvero molti. Da non sottovalutare l’immagine e la credibilità di Venezia, ma soprattutto dell’intero sistema museale italiano.
Quel che è certo è che non si possono fare i conti senza l’oste. Infatti questa proposta rimane inattuale (per fortuna), le norme del Codice dei Beni Culturali vietano lo smembramento delle collezioni pubbliche. Quel che rimane sembra essere la poca serietà di una città che scimmiotta opere d’arte come se fossero soggettate dalle mere logiche di mercificazione.
Ancora una volta dobbiamo assistere a delle sconfortanti “proposte” o “boutade” che dimostrano quanto poco teniamo al nostro patrimonio culturale e artistico. Ignoriamo completamente lo spirito con cui sono state create queste collezioni cedendo a logiche economiche e aziendali, e assistiamo inermi ad un costante e continuo decadimento.