Il 2020 è stato un anno funesto, per niente semplice, fatto di chiusure, crisi e cadute di governo, aperture a metà e nei giorni feriali, un disastro per lo stato di salute dei musei e dell’arte, sempre più travolta dagli eventi.
Quanto è stato il calo di visitatori a causa della pandemia?
Il calo medio di visitatori, a causa della pandemia, è stato del 75% nei musei statali nel 2020 rispetto al 2019. Dato che ha determinato un decremento degli incassi di 240 milioni di euro ai 60 milioni del 2020. Situazione messa in evidenza dal’Ufficio Statistico del Ministero per i Beni Culturali (MIBACT), dati, tutt’altro che confortanti, forniti a pochi giorni dalla riapertura di mostre e musei (solo nei giorni feriali).
Nonostante le chiusure dei musei l’arte ci è stata vicina
Come ben sappiamo, durante il lungo periodo di lockdown è stata proprio l’arte a confortarci, le istituzioni sono rimaste “aperte” offrendo ad ogni pubblico un’esperienza differente, in modo da tenere vivo e attivo l’interesse nei confronti del patrimonio artistico e culturale. Ogni istituzione l’ha fatto con i mezzi che aveva a disposizione, i propri, chi meglio e chi peggio. È evidente che non tutti sono stati in grado di affrontare questo caos, chi per mancanza di personale, chi per mancanza di strumentazione, o ancor peggio per assenza di una strategia di programmazione, progettazione, ideazione di contenuti.
I Musei italiani sono pronti per il digitale?
A questo punto, con il duro banco di prova della pandemia, credo sia opportuno domandarsi: i Musei italiani sono pronti per il digitale?
Non tutti i musei sono pronti alla sfida del digitale. Molti si devono adeguare a questa evoluzione, finora hanno vissuto di turismo di massa, non era necessaria un’offerta digitale alternativa, un sito ben strutturato o video dimostrativi. Adesso è il momento di investire molte risorse ampliando l’offerta step by step, senza dimenticare quanto sia fondamentale la qualità.
Investire nel digitale
Per superare questa grave crisi, non solo le istituzioni devono evolversi, ma anche il pensiero generale: sarebbe fondamentale riuscire scindere il binomio cultura = gratis. Non è possibile concepire una ripartenza senza persone preparate e formate, sono fondamentali al rilancio dell’idea stessa di museo. Infatti, uno dei fondamentali investimenti dovrà essere l’assunzione di figure formate e qualificate e non (solo) di tirocinanti che si improvvisano social media manager, foundraiser, assistenti alla vigilanza, segretari o addetti stampa.
Inoltre, il concetto di nuovo museo dovrebbe intrecciarsi con la comunità a livello sociale, essere un luogo di identità locale dove le persone possono incontrarsi e partecipare ad un evento, non solo luoghi dove si ammirano capolavori. Si ha bisogno di dare nuova vita alla cultura con un senso maggiore di inclusione.
Come se la Passano i Musei nel Resto del Mondo?
I musei non se la passano bene neanche nel resto del mondo c’è stata una forte polemica, seguita da una petizione, che riguarda la messa all’asta di opere d’arte da parte del MET. Il New York Times ha riferito che il Met, di fronte a un deficit di $ 150 milioni, ha contattato le case d’asta e i suoi curatori per potenziali vendite di opere d’arte, questo avrebbe potuto aiutare a finanziare la cura delle sue collezioni.
Le polemiche non sono mancate, soprattutto perchè il museo newyorkese, visto il peso dell’istituzione, potrebbe fare da apripista, spingendo gli altri musei americani a seguire l’esempio.
La situazione nel Regno Unito
Anche nel Regno Unito la situazione non sembra essere migliore: nonostante le evidenti lacune collezionistiche è stato necessario ridimensionare le ambizioni. La capacità di acquisizione era già limitata prima della crisi. Pochissimi musei hanno fondi dedicati per nuove acquisizioni: nel 2019, più della metà dei musei supportati dalla Contemporary Art Society, un ente di beneficenza, ha riportato il budget per le acquisizioni inferiore a £ 5.000.
La pandemia ha messo ancora più pressione sui budget già poco ricchi, e le risorse che avrebbero potuto essere accantonate per acquisizioni future sono state cooptate per supportare le operazioni più ampie delle organizzazioni.